giovedì 27 maggio 2010

Arrakis

Figlio dei nobili Santiago Ortega, estaliano e di Rasha Taghrid, arabica, Arrakis ha vissuto la sua infanzia all'ombra del fratello maggiore a cui sarebbero andate le redini della famiglia.
Destinato ad un matrimonio politico e alla vita di corte come personaggio di secondo piano, Arrakis viene spinto di forza in Accademia, per imparare l'arte della spada, della danza e delle buone maniere.
Prima che il suo percorso di studi sia concluso, il giovane fugge da quell'ambiente pieno di regole e di gente con la puzza sotto il naso. Il suo piano è di lasciare la terra natia e girare per il mondo in cerca di donne e avventure come gli eroi delle ballate di cui narrano i menestrelli.
Il fato, però, sotto le spoglie di una nave pirata, dirotta Arrakis verso altri lidi. Da cadetto ribelle in cerca di avventure, si ritrova schiavo rematore su una galea. Qui conosce Marek il Norsmanno, un mezzo gigante abbastanza forte da remare per tutti e due. L'abilità di Arrakis e la forza bruta mi Marek permettono ai due di lasciare la galea e muoversi verso i principati, dove hanno incontrato nuovi amici e nuove avventure.

mercoledì 5 maggio 2010

La volta dei giganti

Il corridoio scarsamente illuminato mostrava poche vie di fuga, una scala tortuosa che scendeva nella montagna, un corridoio oscuro ed una ligena porta ornata da barbuti volti del passato. Alle spalle solo la morte, immensa e sovverchiante, avanzava inghiottendo con le sue bocche marcescenti ed i suoi corpi caduchi i due difensori valorosi che davano ai nostri il tempo di decidere. Quattro mastini risorti dalla tomba aggirarono i due nani, la pelle marcescente scivolava veloce lungo l'acciaio delle armature. Gli occhi morti correvano inarrestabili, il ringhiare afono risuonava nei cuori dei vivi mentre le mascelle irte di denti marci sbattevano furiose. Etienne in un lampo fermò la corsa della morte esprimendo una ragnatela con le sue arti magiche.
Il budello ritorto nella roccia scendeva grazie a gradini di granito, era la strada più vicina, quella che forse portava al cuore della montagna, Gandogar ne era sicuro, la fortezza interna era un luogo inespugnabile e sicuro. Bisognava raggiungerlo. La porta sbarrata fu abbattua da Marek con un solo colpo poderoso, lo zombie che si celava alle sue spalle abbattuto con un colpo di Eterna. Quattro nani eroiciavevano subito il maledetto destino della non vita pur di difendere la
loro casa, ed ora erano affamati delle carni dei nostri.
Il nuovo corridoio era sbarrato da un cancello che a stento frenava un eterno avanzare di corpi non morti seppelliti da secoli. Dalla parte opposta un portone colossale e potente, con incise le rune "Volta dei giganti". Tra loro e quel portone i quattro dannati nelle loro armature.
Lo scontro non fu per niente rapido, le corazze d'acciacio proteggevano quei corpi rabbiosi sin troppo bene. Etienne dovette intervenire nuovamente contro i mastini non morti che nel frattempo erano riusciti a scendere le scale. Non ferò loro ma l'orda non morta che li seguiva con una nuova ragnatela. I quattro cani rigurgitati dagli inferi attaccarono Arrakis ed Isidor, ma con l'aiuto di Gandogar ed Elnir vennero respinti nell'oltre tomba. Marek e Valeria finirono i quattro sventurati che impedivano loro di arrivare al portone. Poi avvenne linaspettato, per un goffo tentativo di armeggiare con i segreti della fortezza il cancello che fermava l'orda alle loro spalle si alzò lasciando correre la morte libera contro di loro. Per il volore degli dei riuscirno a salvarsi,
indovinando il modo di aprire il portone, e richiudendolo immediatamente alle loro spalle spingendo e colpendo alla cieca. Innanzi a loro si staglio allora un immenso antro sotterraneo, che con movimento curvilineo si allargava a destra e a sinistra nel'oscurità. Innanzi a loro, oltre un baratro oscuro di 60 metri, delle fiamme oleose illuminavano i cupi volti di pietra di nani gigantezchi, guardiani di due portoni, uno ad un centinaio di metri a destra della loro posizione, l'altro ad almeno il doppio della distanza in direzione opposta. Da quelle porte si inna,avano due archi di pietra, opera somma di mastri nani, che averebbero consentito ai nostri di raggiungele. Elnir e Gandogar notarono movimenti giganteschi oltre quel baratro, due giganti non morti si muoveno nelle ombre, uno sulla parete oltre il baratro l'altro annidato sotto il ponte più vicino.
Senza il tempo di decidere, tre orsi, un tempo cavalcature naniche, li assalirono costringendoli alla fuga proprio verso quel ponte. La morte li attaccò inesorabile, un gigante scheletrico emerse dal fianco della montagna, lungo l'ampia passerella che stavano percorrendo in corsa, ed in un sol gesto sollevò il norsmanno da terra tentando di sfamare quella fame atavica. Gandogar, Erika e Arrakis, si fermarono, certi della forza del loro amico, ad affrontare i tre mostri che li seguivano. Etienne, col suo martello infuocato ed Isidor si prepararono ad intervenire in sostegno dei compagni mentre Valeria sfogava lo spavento e la sua furia contro la gigantesca minaccia.
Anche Elnir, con maggior sangue freddo prese di mira i puti di appoggio del gigante scheletrico, ma i primi colpi non sortirono effetto. Il gigantesco giaco i ferro era arrugginito dal tempo, Marek si ritrovà a fissarlo mentre il suo coro calava verso le fauci erose dal tempo, un dolore lancinante lo riportò alla realtà, con forza spinse con la gamba destra, trascinado la sisnistra fuori dalle mascelle dello scheltro, lacerando la carne su quei denti rotti e taglienti. Colpì con forza l'osso che, infilzato nelle sue carni, lo costringeve nella strtta del gigante, colpì due volte e fu finalmente libero, cadendo con dolore al suolo mentre le altre quattro falangi perdevano la presa sulle carni della sua schiena. Elnir colpi con forza, Valeria tentava di uccidere una creatura già morta, il gigante li spazzò via con la mano mutilata schiantando la ragazza contro la parete di roccia alle sue spalle e l'elfo nel baratro al suo fianco. Etienne intervenne con prontezza colpendo con violenza inaudita il corpo del gigante, la magia trasformò l'aria in un pungo poderoso per volere del druidio. Marek approfittò all'istante, balzò in piedi sanguinante e con un urlo colpi il braccio
d'appoggio del gigante, troncandolo in uno scoppio di schegge ossee. Il Gigante crollò nell'oscurità sottostante. Elnir si era miracolosamente salvato grazie ai suoi rifelssi da elfo, e con l'aiuto di Marek (più veloce grazie alla magia) ritornò con i piedi per terra. Intanto il nano aveva gettato un orso nel baratro oscuro colpendolo ad una delle zampe d'appoggio, Erika ed Arrakis tennero impegnati gli altri due a sufficenza da far giungere Etiene, e lo stesso Gangogar a finirli.
Erano finalmente salvi, prionti ad afffrontare il ponte al cui termine, ora stavano due giganti non morti. Da destra e da sinistra rumori di morte giungevano inquietanti e dal nero baratro ai loro
piedi nuove minacce strisciavano verso la luce dalle tombe in cuierano rimaste sepolte per secoli.

martedì 4 maggio 2010

Gandogar Stoutguts

Giocatore: Fabio

Sin da piccolo è stato addestrato nelle arti militare di difesa come tutti i nani che difendono i confini dall’invasioni degli orchi. Da sempre la sua testardaggine e indipendenza lo hanno portato in conflitto con la sua gente e anche con i membri della sua famiglia ma il suo grande rispetto per il loro alto senso morale e del dovere hanno sempre frenato i suoi moti di ribellione.
Ma in questi giorni neri in cui i tentativi di invasione degli orchi sono diventati sempre più intensi si è accorto che qualcosa nella moralità del elite della sua gente si è corrotta ed è entrato in conflitto aperto con il guardiano del cancello di Karak Hirn che lo ha cacciato dalla fortezza marcandolo come un reietto. Suo padre Dumbar, anche lui pur nutrendo gli stessi sentimenti per il guardiano è stato costretto dai suoi doveri familiari ad obbedire, cosa che purtroppo gli è costata la vita.
Ora Gandogar vaga per il mondo alla conquistare fama e esperienza in attesa del momento giusto per ritornare al suo Karak e riscattare il suo nome e vendica re la morte di suo padre!

venerdì 12 marzo 2010

Naucum'atra

Plate Armor +4

Forgiata con scaglie dragon nero domate dalle fiamme di una pira funebre e temprate dal sangue si mille innocenti. Questa armatura è impenetrabile, un oggetto raro voluto dalla follia di uomini malvagi, timorosi del rimorso delle loro stesse vittime.

giovedì 11 marzo 2010

Necretra

Scudo medio +3
Questo oggetto temprato col dolore delle anime, è uno scudo brunito di foggia demoniaca, che racchiude un incantesimo di morte. Per volontà del di colui che lo brandisce lo scudo può annientare la vita nel cuore di un essere vivente.
3/day Sorcerer’s Grasp (4d6 DC 18)

mercoledì 27 gennaio 2010

Eterna

Forgiata interamente in adamantio, brunita nelle fiamme dell'inferno e fregiata dalle rune di tempi immemorabili, questa ascia da battaglia è eterna, nulla di conosciuto può intaccare la sua superficie.
Garantisce un + 5 quando usata attivamente in difesa. (Difesa totale)

Theathymos

Il cuore della dea.
E' un bastone curativo particolarmente raro e potente, è un artefatto dei seguaci di Shallya, dea della carità e della salute. E' un oggetto lavorato in legni pregiati ed alla sua sommità, all'interno di una sole stilizzato, risplende una luce magica eterna e rossa, come il cuore della dea.

Quarterstaff +0
CARITA': + 5 in spellcraft per incantesimi di: Body Control (Ignore pain or injury, Speed recovery, Overcome disease or poison); Cure condition; Cure Wounds; Restoration.
CURA: Detiene 40 pf che possono essere distribuiti giornalmente
PUNIZIONE: Chiunque entri in contatto con questo oggetto con l'intenzione di provocare dolore al qualunque essere vivente per qualunque ragione deve fare un TS vs F. DC 25 se fallisce muore, se riesce sarà soggetto ad un Fear permanente nei confronti di questo oggetto.

mercoledì 13 gennaio 2010

ALBA DI SANGUE

La cittadella in mano agli orchi era ridotta ad un cumulo di macerie ad eccezione della rocca ducale. Nascosti tra gli alberi cresciuti pacificamente su di un pianoro alla sommità del versante opposto della valle, i nostri osservavano con rabbia quanto accadeva ad un miglio da loro. Dal passaggio accanto alla cascata, sullo stesso scosceso versante su cui si inerpicava la rocca emersero trenta orchi neri, una muta di cani bestiali ed un troll di caverna tenuto in catene. Un esercito si era allontanato solo poche ore prima ed una nuova seria minaccia arrivava ora a dare man forte a quelle bestie umanoidi che si nutrivano di cadaveri umani all’interno delle mura della cittadella.
Elnir guidò i suoi compagni nell’ombra lungo il fianco della montagna sino a giungere al fondo della valle. Ogni volta che la vegetazione e le rocce lo rendevano possibile Gandogar osservava non visto lo svolgersi degli eventi e vide. Vide gli orchi neri attaccare selvaggiamente gli orchi nella fortezza, li vide farsi largo tra le breccia lasciate dalle precedenti battaglie, oltrepassare le porte cadute e sfogare la loro violenta rabbia su quelli che, agli occhi del nano, erano i loro fratelli. La battaglia fratricida si concluse in breve con la decapitazione del capo orco che sino a quel momento teneva la rocca, l’esposizione dei cadaveri dei vinti dalle mura della fortezza e l’insediamento degli orchi neri a capo dei pochi superstiti avversari. Gandogar contò 25 orchi neri, 15 orchi, 12 cani ed un troll. Era abbastanza sicuro dei suoi conti ma non ne era affatto confortato.
Raggiunsero la valle a metà giornata, passare il ponte non fu semplice senza essere visti dalla fortezza e senza cadere nelle acque turbinanti del fiume, ma Elnir fu abile nel guidare il loro passi.
Il terreno era una poltiglia di fango e sangue, i cadaveri erano ovunque, disseminati tra gli alberi violentati dalla furia della battaglia passata. Quel bosco macabro fu il rifugio dei nostri mentre sceglievano le loro prossime mosse. Indossarono le pellicce degli orchi morti per confondere l’olfatto dei cani e decisero di entrare poco prima dell’alba, per aver il favore delle notte nell’avvicinarsi silenziosamente ed il favore del sole nel combattere. Prendere vivo il capo era piano di Elnir, la speranza era che paralasse una lingua nota e che sapesse qualcosa sull’invasione degli orchi sulle montagne.
Era giunto il momento, con una veloce ricognizione si era deciso che tentare l’ingresso da una breccia sul lato nord della fortezza sarebbe stata la cosa migliore, si sarebbero arrampicati sui camminamenti perimetrali, strisciando tra i cadaveri da torre a torre sino ad arrivare al perimetro interno, quello che proteggeva la rocca. Nella notte i nemici si erano disposti lasciando il troll nel cortile esterno, gli orchi vinti e i cani nel cortile del perimetro interno, 5 orchi neri di guardia sulle mura del perimetro interno e gli altri, compreso il loro capo all’interno della rocca. Gli orchi neri si sarebbero presumibilmente rivelati degli avversari difficili, oltre alla forza degli orchi avevano mostrato una certa intelligenza tentando di chiudere le breccia sulle mura e posizionando razionalmente le guardie.
La catasta di detriti che occultava la breccia scelta per entrare fu una benedizione per i nostri, li aiutò nella scalata sino ai camminamenti e li prevenne dallo sguardo del troll che si avvicinò incuriosito dal rumore che Gandogar aveva inopportunamente fatto salendo.
Strisciarono sino alla prima torretta, poi sino alla torre all’angolo nord-est, che sarebbe stato il loro ultimo rifugio nel caso in cui fossero stati scoperti, ragion per cui persero qualche minuto ad esplorarla e a chiudere gli accessi al meglio. Dall’ambiente al piano superiore osservarono il troll richiamato da un orco nero che trascinava un carretto riempiendolo di cadaveri caduti nel cortile esterno. Gli orchi neri si stavano già svegliano!
Era tempo di muoversi. Si mossero sino alla torre nord del perimetro interno. La porta era chiusa da una barra di legno all’interno, la bloccava, ma era anche l’unica cosa che la teneva in piedi. Arrakis la forzò senza alcun problema, ma la fretta li tradì e il pesante battente cadde all’interno con fragore. Immediatamente un orco di guardia sul versante ovest corse verso di loro. Non fu una battaglia semplice. Le frecce di Arrakis lo ferivano appena, Elrni era rimasto indietro e non aveva un tiro pulito. Etienne si concentro, pregando lo spirito della terra di aiutarlo. Gli occhi del giovane Druido furono attratti da un campanile pericolante all’interno del cortile esterno più a valle, la campana in piombo fuso al suo interno pendeva morta nel vuoto. Etienne inspirò profondamente e pregò il vento di spingere quel corpo inerte, di fargli suonare un ultimo salvifico rintocco.
Marek non riuscì a superare le difese del terribile avversario, fu solo grazie a Gandogar se la situazione volse a loro favore. Il nano afferrò la porta su cui stava l’orco e riuscì ad usarla come perno per farlo cadere, immediatamente gli fu addosso troncandogli di netto il braccio sinistro, l’orco reagì con rabbia ma la sua vittima fu Marek a cui strappò brandelli di carne con le sue formidabili mascelle. La campana oscillò una prima volta. Dopo aver ferito il norsmanno alla gamba l’orco nero riuscì a mettersi in piedi, pronto nonostante tutto ad affrontare i suoi avversari. All’esterno Elnir vide accorrere da est un altro orco nero attirato dalle grida del suo compagno. Il rumore dello scontro preoccupava tutti, da un momento all’altro tutte quelle bestie fameliche che occupavano il castello avrebbero potuto accorgersi di loro e sarebbe stata la fine. La campana oscillò di nuovo. Isidor non riusciva a dare una mano al Druido, ed era spaventato dalla violenza dello scontro, allora si concentrò su se stesso, sulla vita che pulsava nel suo corpo ed usò quell’energia come scudo per se stesso. Chiese alle mani della Dea di protegge il corpo di quel suo figlio. Elnir scoccò e l’orco nero cadde tramortito sugli spalti. L’orco nero tentò di colpire Marek ma questa volta il norsmanno era pronto, Gandogar colpì sicura la gamba del nemico ferendolo nuovamente ad un’arteria. La bestia urlò. All’esterno la campana suonò il suo primo rintocco ed il campanile non resse, l’intera struttura crollo in un fragore di polvere e pietra. Il viso si Etienne si rilassò e, all’intero, l’orco cadde per non rialzarsi più sotto gli occhi iniettati di sangue di Marek e Gandogar. Ora o mai più! L’attenzione degli orchi era tutta per il crollo, dovevano correre per raggiungere la torre successiva, il prossimo riparo!
Scattarno veloci più che si poteva, attenti a non farsi udire o scorgere, Marek finì l'orco tramortito da Elnir spezzandogli il collo. Ansimavano nervosi, non potevano correre anche se era la cosa che desideravano più la mondo in quel momento. A volte strisciavano, usando i corpi morti da giorni come nascondigli. Ultimo era il norsmanno, preceduto dal nano. Il metallo dell’armatura di Ganggar strideva nel silenzio senza alcuna pietà, un cane si girò inferocito abbaiando per denunciare il nemico, Marek in un lampo sollevò il nano e si getto nella sicura oscurità oltre la soglia della torre ovest, dove già erano entrati i suoi compagni.

giovedì 7 gennaio 2010

NEOKOROS

Scale suite
Metallo Vorpal
Protezione 5
Penalità 3
Questa raffianta armatura lavorata da maestri artigiani decenni adietro è stata forgiata nel raro metallo di Vorpal, le cui proprietà consentono una lavorazione finissima senza perdere in resistenza. Questo rende l'armatura notevolmente leggera e confortevole.
Nel metallo che la compone è stata disciolta l'essenza di una creatura magica che consente a chi indossa l'aramtura di ridurre sempre di un punto il tiro di affaticamento dovuto a lancio di incantesimi (il minimo per ogni tiro di dado è comunque 1).
I motivi celesti, ed in particolare il grande sole sul petto fanno pensare ad una lavorazione elfica.

venerdì 27 novembre 2009

Anello dell'amicizia

Foggiato in oro ed argento e sormontato da una semisfera di cristallo purissimo.
+ 2 su tutti i tiri che coinvolgono il carisma
Friendship: quando il pg tocca un soggetto può costringerlo ad un tiro salvezza su Will, se il bersaglio perde sarà affetto da incantesimo Impose Emotion Friendship sintanto che resterà a contatto visivo con il possessore dell'anello.