Il corridoio scarsamente illuminato mostrava poche vie di fuga, una scala tortuosa che scendeva nella montagna, un corridoio oscuro ed una ligena porta ornata da barbuti volti del passato. Alle spalle solo la morte, immensa e sovverchiante, avanzava inghiottendo con le sue bocche marcescenti ed i suoi corpi caduchi i due difensori valorosi che davano ai nostri il tempo di decidere. Quattro mastini risorti dalla tomba aggirarono i due nani, la pelle marcescente scivolava veloce lungo l'acciaio delle armature. Gli occhi morti correvano inarrestabili, il ringhiare afono risuonava nei cuori dei vivi mentre le mascelle irte di denti marci sbattevano furiose. Etienne in un lampo fermò la corsa della morte esprimendo una ragnatela con le sue arti magiche.
Il budello ritorto nella roccia scendeva grazie a gradini di granito, era la strada più vicina, quella che forse portava al cuore della montagna, Gandogar ne era sicuro, la fortezza interna era un luogo inespugnabile e sicuro. Bisognava raggiungerlo. La porta sbarrata fu abbattua da Marek con un solo colpo poderoso, lo zombie che si celava alle sue spalle abbattuto con un colpo di Eterna. Quattro nani eroiciavevano subito il maledetto destino della non vita pur di difendere la
loro casa, ed ora erano affamati delle carni dei nostri.
Il nuovo corridoio era sbarrato da un cancello che a stento frenava un eterno avanzare di corpi non morti seppelliti da secoli. Dalla parte opposta un portone colossale e potente, con incise le rune "Volta dei giganti". Tra loro e quel portone i quattro dannati nelle loro armature.
Lo scontro non fu per niente rapido, le corazze d'acciacio proteggevano quei corpi rabbiosi sin troppo bene. Etienne dovette intervenire nuovamente contro i mastini non morti che nel frattempo erano riusciti a scendere le scale. Non ferò loro ma l'orda non morta che li seguiva con una nuova ragnatela. I quattro cani rigurgitati dagli inferi attaccarono Arrakis ed Isidor, ma con l'aiuto di Gandogar ed Elnir vennero respinti nell'oltre tomba. Marek e Valeria finirono i quattro sventurati che impedivano loro di arrivare al portone. Poi avvenne linaspettato, per un goffo tentativo di armeggiare con i segreti della fortezza il cancello che fermava l'orda alle loro spalle si alzò lasciando correre la morte libera contro di loro. Per il volore degli dei riuscirno a salvarsi,
indovinando il modo di aprire il portone, e richiudendolo immediatamente alle loro spalle spingendo e colpendo alla cieca. Innanzi a loro si staglio allora un immenso antro sotterraneo, che con movimento curvilineo si allargava a destra e a sinistra nel'oscurità. Innanzi a loro, oltre un baratro oscuro di 60 metri, delle fiamme oleose illuminavano i cupi volti di pietra di nani gigantezchi, guardiani di due portoni, uno ad un centinaio di metri a destra della loro posizione, l'altro ad almeno il doppio della distanza in direzione opposta. Da quelle porte si inna,avano due archi di pietra, opera somma di mastri nani, che averebbero consentito ai nostri di raggiungele. Elnir e Gandogar notarono movimenti giganteschi oltre quel baratro, due giganti non morti si muoveno nelle ombre, uno sulla parete oltre il baratro l'altro annidato sotto il ponte più vicino.
Senza il tempo di decidere, tre orsi, un tempo cavalcature naniche, li assalirono costringendoli alla fuga proprio verso quel ponte. La morte li attaccò inesorabile, un gigante scheletrico emerse dal fianco della montagna, lungo l'ampia passerella che stavano percorrendo in corsa, ed in un sol gesto sollevò il norsmanno da terra tentando di sfamare quella fame atavica. Gandogar, Erika e Arrakis, si fermarono, certi della forza del loro amico, ad affrontare i tre mostri che li seguivano. Etienne, col suo martello infuocato ed Isidor si prepararono ad intervenire in sostegno dei compagni mentre Valeria sfogava lo spavento e la sua furia contro la gigantesca minaccia.
Anche Elnir, con maggior sangue freddo prese di mira i puti di appoggio del gigante scheletrico, ma i primi colpi non sortirono effetto. Il gigantesco giaco i ferro era arrugginito dal tempo, Marek si ritrovà a fissarlo mentre il suo coro calava verso le fauci erose dal tempo, un dolore lancinante lo riportò alla realtà, con forza spinse con la gamba destra, trascinado la sisnistra fuori dalle mascelle dello scheltro, lacerando la carne su quei denti rotti e taglienti. Colpì con forza l'osso che, infilzato nelle sue carni, lo costringeve nella strtta del gigante, colpì due volte e fu finalmente libero, cadendo con dolore al suolo mentre le altre quattro falangi perdevano la presa sulle carni della sua schiena. Elnir colpi con forza, Valeria tentava di uccidere una creatura già morta, il gigante li spazzò via con la mano mutilata schiantando la ragazza contro la parete di roccia alle sue spalle e l'elfo nel baratro al suo fianco. Etienne intervenne con prontezza colpendo con violenza inaudita il corpo del gigante, la magia trasformò l'aria in un pungo poderoso per volere del druidio. Marek approfittò all'istante, balzò in piedi sanguinante e con un urlo colpi il braccio
d'appoggio del gigante, troncandolo in uno scoppio di schegge ossee. Il Gigante crollò nell'oscurità sottostante. Elnir si era miracolosamente salvato grazie ai suoi rifelssi da elfo, e con l'aiuto di Marek (più veloce grazie alla magia) ritornò con i piedi per terra. Intanto il nano aveva gettato un orso nel baratro oscuro colpendolo ad una delle zampe d'appoggio, Erika ed Arrakis tennero impegnati gli altri due a sufficenza da far giungere Etiene, e lo stesso Gangogar a finirli.
Erano finalmente salvi, prionti ad afffrontare il ponte al cui termine, ora stavano due giganti non morti. Da destra e da sinistra rumori di morte giungevano inquietanti e dal nero baratro ai loro
piedi nuove minacce strisciavano verso la luce dalle tombe in cuierano rimaste sepolte per secoli.
Il budello ritorto nella roccia scendeva grazie a gradini di granito, era la strada più vicina, quella che forse portava al cuore della montagna, Gandogar ne era sicuro, la fortezza interna era un luogo inespugnabile e sicuro. Bisognava raggiungerlo. La porta sbarrata fu abbattua da Marek con un solo colpo poderoso, lo zombie che si celava alle sue spalle abbattuto con un colpo di Eterna. Quattro nani eroiciavevano subito il maledetto destino della non vita pur di difendere la
loro casa, ed ora erano affamati delle carni dei nostri.
Il nuovo corridoio era sbarrato da un cancello che a stento frenava un eterno avanzare di corpi non morti seppelliti da secoli. Dalla parte opposta un portone colossale e potente, con incise le rune "Volta dei giganti". Tra loro e quel portone i quattro dannati nelle loro armature.
Lo scontro non fu per niente rapido, le corazze d'acciacio proteggevano quei corpi rabbiosi sin troppo bene. Etienne dovette intervenire nuovamente contro i mastini non morti che nel frattempo erano riusciti a scendere le scale. Non ferò loro ma l'orda non morta che li seguiva con una nuova ragnatela. I quattro cani rigurgitati dagli inferi attaccarono Arrakis ed Isidor, ma con l'aiuto di Gandogar ed Elnir vennero respinti nell'oltre tomba. Marek e Valeria finirono i quattro sventurati che impedivano loro di arrivare al portone. Poi avvenne linaspettato, per un goffo tentativo di armeggiare con i segreti della fortezza il cancello che fermava l'orda alle loro spalle si alzò lasciando correre la morte libera contro di loro. Per il volore degli dei riuscirno a salvarsi,
indovinando il modo di aprire il portone, e richiudendolo immediatamente alle loro spalle spingendo e colpendo alla cieca. Innanzi a loro si staglio allora un immenso antro sotterraneo, che con movimento curvilineo si allargava a destra e a sinistra nel'oscurità. Innanzi a loro, oltre un baratro oscuro di 60 metri, delle fiamme oleose illuminavano i cupi volti di pietra di nani gigantezchi, guardiani di due portoni, uno ad un centinaio di metri a destra della loro posizione, l'altro ad almeno il doppio della distanza in direzione opposta. Da quelle porte si inna,avano due archi di pietra, opera somma di mastri nani, che averebbero consentito ai nostri di raggiungele. Elnir e Gandogar notarono movimenti giganteschi oltre quel baratro, due giganti non morti si muoveno nelle ombre, uno sulla parete oltre il baratro l'altro annidato sotto il ponte più vicino.
Senza il tempo di decidere, tre orsi, un tempo cavalcature naniche, li assalirono costringendoli alla fuga proprio verso quel ponte. La morte li attaccò inesorabile, un gigante scheletrico emerse dal fianco della montagna, lungo l'ampia passerella che stavano percorrendo in corsa, ed in un sol gesto sollevò il norsmanno da terra tentando di sfamare quella fame atavica. Gandogar, Erika e Arrakis, si fermarono, certi della forza del loro amico, ad affrontare i tre mostri che li seguivano. Etienne, col suo martello infuocato ed Isidor si prepararono ad intervenire in sostegno dei compagni mentre Valeria sfogava lo spavento e la sua furia contro la gigantesca minaccia.
Anche Elnir, con maggior sangue freddo prese di mira i puti di appoggio del gigante scheletrico, ma i primi colpi non sortirono effetto. Il gigantesco giaco i ferro era arrugginito dal tempo, Marek si ritrovà a fissarlo mentre il suo coro calava verso le fauci erose dal tempo, un dolore lancinante lo riportò alla realtà, con forza spinse con la gamba destra, trascinado la sisnistra fuori dalle mascelle dello scheltro, lacerando la carne su quei denti rotti e taglienti. Colpì con forza l'osso che, infilzato nelle sue carni, lo costringeve nella strtta del gigante, colpì due volte e fu finalmente libero, cadendo con dolore al suolo mentre le altre quattro falangi perdevano la presa sulle carni della sua schiena. Elnir colpi con forza, Valeria tentava di uccidere una creatura già morta, il gigante li spazzò via con la mano mutilata schiantando la ragazza contro la parete di roccia alle sue spalle e l'elfo nel baratro al suo fianco. Etienne intervenne con prontezza colpendo con violenza inaudita il corpo del gigante, la magia trasformò l'aria in un pungo poderoso per volere del druidio. Marek approfittò all'istante, balzò in piedi sanguinante e con un urlo colpi il braccio
d'appoggio del gigante, troncandolo in uno scoppio di schegge ossee. Il Gigante crollò nell'oscurità sottostante. Elnir si era miracolosamente salvato grazie ai suoi rifelssi da elfo, e con l'aiuto di Marek (più veloce grazie alla magia) ritornò con i piedi per terra. Intanto il nano aveva gettato un orso nel baratro oscuro colpendolo ad una delle zampe d'appoggio, Erika ed Arrakis tennero impegnati gli altri due a sufficenza da far giungere Etiene, e lo stesso Gangogar a finirli.
Erano finalmente salvi, prionti ad afffrontare il ponte al cui termine, ora stavano due giganti non morti. Da destra e da sinistra rumori di morte giungevano inquietanti e dal nero baratro ai loro
piedi nuove minacce strisciavano verso la luce dalle tombe in cuierano rimaste sepolte per secoli.
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