mercoledì 27 gennaio 2010

Eterna

Forgiata interamente in adamantio, brunita nelle fiamme dell'inferno e fregiata dalle rune di tempi immemorabili, questa ascia da battaglia è eterna, nulla di conosciuto può intaccare la sua superficie.
Garantisce un + 5 quando usata attivamente in difesa. (Difesa totale)

Theathymos

Il cuore della dea.
E' un bastone curativo particolarmente raro e potente, è un artefatto dei seguaci di Shallya, dea della carità e della salute. E' un oggetto lavorato in legni pregiati ed alla sua sommità, all'interno di una sole stilizzato, risplende una luce magica eterna e rossa, come il cuore della dea.

Quarterstaff +0
CARITA': + 5 in spellcraft per incantesimi di: Body Control (Ignore pain or injury, Speed recovery, Overcome disease or poison); Cure condition; Cure Wounds; Restoration.
CURA: Detiene 40 pf che possono essere distribuiti giornalmente
PUNIZIONE: Chiunque entri in contatto con questo oggetto con l'intenzione di provocare dolore al qualunque essere vivente per qualunque ragione deve fare un TS vs F. DC 25 se fallisce muore, se riesce sarà soggetto ad un Fear permanente nei confronti di questo oggetto.

mercoledì 13 gennaio 2010

ALBA DI SANGUE

La cittadella in mano agli orchi era ridotta ad un cumulo di macerie ad eccezione della rocca ducale. Nascosti tra gli alberi cresciuti pacificamente su di un pianoro alla sommità del versante opposto della valle, i nostri osservavano con rabbia quanto accadeva ad un miglio da loro. Dal passaggio accanto alla cascata, sullo stesso scosceso versante su cui si inerpicava la rocca emersero trenta orchi neri, una muta di cani bestiali ed un troll di caverna tenuto in catene. Un esercito si era allontanato solo poche ore prima ed una nuova seria minaccia arrivava ora a dare man forte a quelle bestie umanoidi che si nutrivano di cadaveri umani all’interno delle mura della cittadella.
Elnir guidò i suoi compagni nell’ombra lungo il fianco della montagna sino a giungere al fondo della valle. Ogni volta che la vegetazione e le rocce lo rendevano possibile Gandogar osservava non visto lo svolgersi degli eventi e vide. Vide gli orchi neri attaccare selvaggiamente gli orchi nella fortezza, li vide farsi largo tra le breccia lasciate dalle precedenti battaglie, oltrepassare le porte cadute e sfogare la loro violenta rabbia su quelli che, agli occhi del nano, erano i loro fratelli. La battaglia fratricida si concluse in breve con la decapitazione del capo orco che sino a quel momento teneva la rocca, l’esposizione dei cadaveri dei vinti dalle mura della fortezza e l’insediamento degli orchi neri a capo dei pochi superstiti avversari. Gandogar contò 25 orchi neri, 15 orchi, 12 cani ed un troll. Era abbastanza sicuro dei suoi conti ma non ne era affatto confortato.
Raggiunsero la valle a metà giornata, passare il ponte non fu semplice senza essere visti dalla fortezza e senza cadere nelle acque turbinanti del fiume, ma Elnir fu abile nel guidare il loro passi.
Il terreno era una poltiglia di fango e sangue, i cadaveri erano ovunque, disseminati tra gli alberi violentati dalla furia della battaglia passata. Quel bosco macabro fu il rifugio dei nostri mentre sceglievano le loro prossime mosse. Indossarono le pellicce degli orchi morti per confondere l’olfatto dei cani e decisero di entrare poco prima dell’alba, per aver il favore delle notte nell’avvicinarsi silenziosamente ed il favore del sole nel combattere. Prendere vivo il capo era piano di Elnir, la speranza era che paralasse una lingua nota e che sapesse qualcosa sull’invasione degli orchi sulle montagne.
Era giunto il momento, con una veloce ricognizione si era deciso che tentare l’ingresso da una breccia sul lato nord della fortezza sarebbe stata la cosa migliore, si sarebbero arrampicati sui camminamenti perimetrali, strisciando tra i cadaveri da torre a torre sino ad arrivare al perimetro interno, quello che proteggeva la rocca. Nella notte i nemici si erano disposti lasciando il troll nel cortile esterno, gli orchi vinti e i cani nel cortile del perimetro interno, 5 orchi neri di guardia sulle mura del perimetro interno e gli altri, compreso il loro capo all’interno della rocca. Gli orchi neri si sarebbero presumibilmente rivelati degli avversari difficili, oltre alla forza degli orchi avevano mostrato una certa intelligenza tentando di chiudere le breccia sulle mura e posizionando razionalmente le guardie.
La catasta di detriti che occultava la breccia scelta per entrare fu una benedizione per i nostri, li aiutò nella scalata sino ai camminamenti e li prevenne dallo sguardo del troll che si avvicinò incuriosito dal rumore che Gandogar aveva inopportunamente fatto salendo.
Strisciarono sino alla prima torretta, poi sino alla torre all’angolo nord-est, che sarebbe stato il loro ultimo rifugio nel caso in cui fossero stati scoperti, ragion per cui persero qualche minuto ad esplorarla e a chiudere gli accessi al meglio. Dall’ambiente al piano superiore osservarono il troll richiamato da un orco nero che trascinava un carretto riempiendolo di cadaveri caduti nel cortile esterno. Gli orchi neri si stavano già svegliano!
Era tempo di muoversi. Si mossero sino alla torre nord del perimetro interno. La porta era chiusa da una barra di legno all’interno, la bloccava, ma era anche l’unica cosa che la teneva in piedi. Arrakis la forzò senza alcun problema, ma la fretta li tradì e il pesante battente cadde all’interno con fragore. Immediatamente un orco di guardia sul versante ovest corse verso di loro. Non fu una battaglia semplice. Le frecce di Arrakis lo ferivano appena, Elrni era rimasto indietro e non aveva un tiro pulito. Etienne si concentro, pregando lo spirito della terra di aiutarlo. Gli occhi del giovane Druido furono attratti da un campanile pericolante all’interno del cortile esterno più a valle, la campana in piombo fuso al suo interno pendeva morta nel vuoto. Etienne inspirò profondamente e pregò il vento di spingere quel corpo inerte, di fargli suonare un ultimo salvifico rintocco.
Marek non riuscì a superare le difese del terribile avversario, fu solo grazie a Gandogar se la situazione volse a loro favore. Il nano afferrò la porta su cui stava l’orco e riuscì ad usarla come perno per farlo cadere, immediatamente gli fu addosso troncandogli di netto il braccio sinistro, l’orco reagì con rabbia ma la sua vittima fu Marek a cui strappò brandelli di carne con le sue formidabili mascelle. La campana oscillò una prima volta. Dopo aver ferito il norsmanno alla gamba l’orco nero riuscì a mettersi in piedi, pronto nonostante tutto ad affrontare i suoi avversari. All’esterno Elnir vide accorrere da est un altro orco nero attirato dalle grida del suo compagno. Il rumore dello scontro preoccupava tutti, da un momento all’altro tutte quelle bestie fameliche che occupavano il castello avrebbero potuto accorgersi di loro e sarebbe stata la fine. La campana oscillò di nuovo. Isidor non riusciva a dare una mano al Druido, ed era spaventato dalla violenza dello scontro, allora si concentrò su se stesso, sulla vita che pulsava nel suo corpo ed usò quell’energia come scudo per se stesso. Chiese alle mani della Dea di protegge il corpo di quel suo figlio. Elnir scoccò e l’orco nero cadde tramortito sugli spalti. L’orco nero tentò di colpire Marek ma questa volta il norsmanno era pronto, Gandogar colpì sicura la gamba del nemico ferendolo nuovamente ad un’arteria. La bestia urlò. All’esterno la campana suonò il suo primo rintocco ed il campanile non resse, l’intera struttura crollo in un fragore di polvere e pietra. Il viso si Etienne si rilassò e, all’intero, l’orco cadde per non rialzarsi più sotto gli occhi iniettati di sangue di Marek e Gandogar. Ora o mai più! L’attenzione degli orchi era tutta per il crollo, dovevano correre per raggiungere la torre successiva, il prossimo riparo!
Scattarno veloci più che si poteva, attenti a non farsi udire o scorgere, Marek finì l'orco tramortito da Elnir spezzandogli il collo. Ansimavano nervosi, non potevano correre anche se era la cosa che desideravano più la mondo in quel momento. A volte strisciavano, usando i corpi morti da giorni come nascondigli. Ultimo era il norsmanno, preceduto dal nano. Il metallo dell’armatura di Ganggar strideva nel silenzio senza alcuna pietà, un cane si girò inferocito abbaiando per denunciare il nemico, Marek in un lampo sollevò il nano e si getto nella sicura oscurità oltre la soglia della torre ovest, dove già erano entrati i suoi compagni.

giovedì 7 gennaio 2010

NEOKOROS

Scale suite
Metallo Vorpal
Protezione 5
Penalità 3
Questa raffianta armatura lavorata da maestri artigiani decenni adietro è stata forgiata nel raro metallo di Vorpal, le cui proprietà consentono una lavorazione finissima senza perdere in resistenza. Questo rende l'armatura notevolmente leggera e confortevole.
Nel metallo che la compone è stata disciolta l'essenza di una creatura magica che consente a chi indossa l'aramtura di ridurre sempre di un punto il tiro di affaticamento dovuto a lancio di incantesimi (il minimo per ogni tiro di dado è comunque 1).
I motivi celesti, ed in particolare il grande sole sul petto fanno pensare ad una lavorazione elfica.

venerdì 27 novembre 2009

Anello dell'amicizia

Foggiato in oro ed argento e sormontato da una semisfera di cristallo purissimo.
+ 2 su tutti i tiri che coinvolgono il carisma
Friendship: quando il pg tocca un soggetto può costringerlo ad un tiro salvezza su Will, se il bersaglio perde sarà affetto da incantesimo Impose Emotion Friendship sintanto che resterà a contatto visivo con il possessore dell'anello.

Domine Chaos


Questo orecchino blasfemo forgiato con argento purissimo in foggia del marchio di Slaanesh, signore del Chaos, Principe del piacere.
+ 2 sui tiri che coinvolgono il carisma nei confronti di creature del Chaos
Domination 1/day
Chaos Failure: su un tiro naturale di 1-2 causa la perdita di 1d4 punti sanita.

Chapter 4 - Vendetta!


Al Villaggio vennero a sapere che gli orchi stavano inspiegabilmente tornando tra le montagne del nord. Secoli prima i Nani li avevano scacciati facendo crollare tutte le loro gallerie o impadronendosene. Eppure i pelle verde stavano tornando ad infestare quelle terre! Walker, un vecchio guardiaboschi, si propose di aiutarli fornendo loro nuove armature, la moglie del borgomastro regalò ai nostri l’armatura e le armi del marito defunto, la vecchia strega del paese li guarì e così i nostri furono nuovamente pronti ad affrontare quella terribile minaccia! Avevano inoltre l’aiuto di due nuovi compagni, Isidor e Elgarth, un adepto di Shallya, dea della cura, e un soldato imperiale in fuga dal passato o in cerca di un futuro dorato.
Si rimisero in marcia, studiarono un piano per affrontare il nemico nonostante la sua superiorità numerica. Contavano sugli uomini chiusi nella torre, avrebbero sicuramente reagito non appena avessero capito che qualcuno li stava aiutando. La radura era dominata da un lato da un macigno colossale, un’ottima fortezza per attirare ed affrontare gli orchi! Erano pronti al tutto per tutto, ma quando arrivarono alla radura trovarono solo i resti carbonizzati della torre e dell’ultimo manipolo di uomini che la difendeva. Forse il desiderio di vendetta, forse il rimorso oppure il timore che quel piccolo esercito di orchi convergesse sul loro villaggio, nessuno sa davvero come mai, fatto sta che decisero di seguirli. Per fortuna loro gli orchi non sono affatto disciplinati e marciavano in una formazione casuale, sparpagliati in piccoli gruppi. Li affrontarono così, un gruppo per volta, con micidiale fermezza. Tendendo imboscate ed attirando quelle bestie dove il terreno era più favorevole, sino a quando non trovarono il capo degli orchi, un gigantesco e feroce rappresentate della sua razza. Lo trovarono nel folto della foresta insieme ad alcuni suoi compagni mentre violentavano senza sosta l’ultima sopravvissuta di quel manipolo di uomini che avevano dato la vita per difendere quella torre solitaria, ultimo loro rifugio. Marek non ci vide più dalla collera, caricò quella bestia a testa bassa, gli altri gli furono immediatamente al fianco impegnando gli altri avversari! Fu uno scontro fulmineo, le bestie umanoidi caddero rapidamente, e Marek con le sole mani costrinse il suo avversario contro un albero, lo castrò e lo lasciò morire dissanguato sotto gli occhi di Valeria che vedeva compiersi una sua personale e mai soddisfatta vendetta in quei gesti.

mercoledì 18 novembre 2009

L'ascia della disperazione

Forgiata nel Mithryll, intersiata con foglie d'oro ed impreziosita da due zaffiri, quest'ascia è appertenuta a 7 nani prima di ora, ognuno di loro ha marchiato l'arma con il simbolo della propria famiglia, rimane ancora un solo posto alla base del manico per un ultimo marchio.
Dwaeven Waraxe +2/+4 vs Orcs
Colpo critico 18-20
Abilità garantite ai soli possessori nani:
+2 Will & Fort Save
L'ascia diventa +3 quando il nano raggiunge 1/2 dei suoi punti ferita e + 5 quando è a 1/4 dei suoi punti ferita.
Ingora Dolore e Malattia come da incantesimo Body Controlo - Permanente
Dal 5° liv. Restoration (Dc20) 1/Day
Dal 10° liv.Spell resistance 1/Day

Il martello della fenice

Temprato nel fuoco dei vulcani dai migliori tra i fabbri nani, nasconde gelosametne un antico segreto.
Warhammer +2
Additional Fire Damage: 1d4 ogni 5 liv.
Resistenza al fuoco: 5 ogni 5 liv.
8° Liv. Phantasmal Killer: on hit 1/day

lunedì 2 novembre 2009

Chapter 3 - Tamburi


La ragione per cui non si inoltrarono immediatamente nella valle furono i tamburi! Il loro battere incessante giunse alle orecchie dell’elfo come un sussurro di morte. “Orchi!”
Tutti si voltarono verso Elnir preoccupati. “Giungono da est e sono in guerra”, le parole dell’elfo erano calme, ma i suoi occhi mostravano inquietudine.
“Potrebbero essere al villaggio?” Marek era sinceramente preoccupato per la sorte di quella gente che lo aveva accolto nel passato inverno.
“No, il villaggio è più a sud, ma potrebbero essere in marcia, non posso dirlo con certezza”
“Dobbiamo accertarcene, il villaggio è senza soldati e senza un capo, sarebbe una strage!”
“Non possiamo essere le loro balie, stiamo cercando chi ha ucciso il borgomastro, nessuno ci ha incaricato di difendere il villaggio” Valeria parlava con un risentimento seppellito nel recondito della sua anima. Marek si azzittì, fu l’elfo che decise per tutti
“Normalmente sarei d’accordo con te Valeria, non ci pagano per proteggere il villaggio, ma chi pensi che ci pagherà e dove pensi che andremo a dormire se quegli orchi distruggessero ogni cosa?”
Si mossero in fretta, seguendo il battere incessante dei tamburi, ma per fortuna gli orchi non sembravano muoversi, così la preoccupazione e l’ansia cedettero il porto alla curiosità.
“Cosa diavolo ci fanno degli orchi da queste parti? A quanto ne so i nani li avevano scacciati secoli orsono prima ancora che si formasse l’impero!” Etienne camminava rivolgendo queste domande ai suoi amici, ma sapeva bene che nessuno di loro era in grado di rispondergli o tanto meno di formulare qualunque congettura.
Abbatterono le sentinelle con una certa semplicità, Marek, decapitò la prima in un istante, l’altra cadde al suolo trafitta dalle frecce di Elnir. Ripresero ad avanzare nel fango che la neve lasciava sciogliendosi, presto giunsero ai margini di un’ampia radura, al centro una vecchia torre abbandonata era l’ultimo riparo di un gruppo di disperati assediato da più di trenta orchi.
La follia di quelle bestie, i tamburi, i canti, l’alcool, le torture inflitte ai compagni degli sventurati rinchiusi nella torre, ora solo avanzi di carne gettati al suolo, tutto questo fece capire ai nostri che quelle bestie erano una minaccia da non sottovalutare.
Tentarono di aggirare l’accampamento per comprendere come muoversi, ma non ne ebbero il tempo, un gruppo di esploratori con dei cavalca lupi in testa li attaccò di sorpresa!
Valeria Marek e Arrakis fecero corpo immediatamente, Elnir in avanscoperta estrasse l’arco pronto a dare soccorso ai nostri, ed Etienne tentò di soccorrere i primi caduti.
Non fu facile, il leader di quel gruppo di mostri era un avversario temibile, mentre i suoi compagni cadevano morti, dopo aver fatto strage dei nostri lui portava avanti una solitaria battaglia contro Marek. Parava colpo su colpo e con vorace violenza colpiva il norsmanno senza tregua. Marek no si era mai trovato così in pericolo, stava rischiando seriamente la vita, il mostro sputava sangue, urlava e roteava la spada senza sosta, Marek stava soccombendo, sentiva cederli le gambe, indietreggiava suo malgrado, lo sguardo feroce di quella bestia lo aveva atterrito. La lama saettò al ventre del nemico e lo trafisse mortalmente. Fu così che Arrakis, con un colpo inaspettato salvò la vita di Merek, conquistandosi la sua stima e l’appellativo di ammazza orchi!
Malconci i cinque decisero che era meglio tornare al villaggio per curarsi e capire cosa fare, avevano rischiato troppo questa volta!